Data : 26/12/2018
Partenza : Intra Bas (Saint-Paul-Sur-Ubaye) 1725 mt
Quota Massima: Tête de Vallon Claous 2945 mt
Dislivello: 1350 mt circa
Difficoltà: BS
Note tecniche: da Cuneo dirigersi verso il Colle della Maddalena e successivamente proseguire per il Colle del Vars
E’ arrivato il giorno di Santo Stefano e noi decidiamo di spingerci oltralpe in cerca di un po’ di neve.
Sulla strada che sale verso il Colle del Vars (D902) giunti ad Intra Bas parcheggiamo l’auto.
Scendiamo poco più in basso e calziamo gli sci, percorrendo una stradina che si diparte sulla destra, dirigendosi verso Saint-Paul-sur-Ubaye.
Superiamo, grazie ad un ponticello, il Rio Mounal e proseguiamo in direzione “La Batterie de Vallon Claous”.
Il percorso è tutto da battere ed i due maestri fanno a turno, per non lasciare l’incombenza a noi donne. Procediamo salendo in mezzo alla foresta di abeti, mentre un debole sole pare spuntare. Davanti a noi in tutta la sua maestà il Brec de Chambeyron e poco più a sinistra si vede comparire l’Aguille de Chambeyron. Che bei ricordi!
La neve per il primo tratto, essendo a nord, si presenta piuttosto farinosa, proprio come speravamo.
Giunti nel vallone del Claous, la situazione cambia notevolmente. Si è formato uno strato di crosta piuttosto dura che al nostro passaggio si spacca, scivolando sulla neve sottostante e provocando dei tintinnii.
Il cielo si è fatto azzurrissimo, la temperatura è frescolina e noi procediamo affrontando i primi pendii.
A metà percorso, per sicurezza e per evitare di sprecare inutile energie, posiziono i coltelli sugli sci. In questo modo, considerato anche il fatto che le pendenze stanno aumentando, sarò più ancorata alla neve ventata e ghiacciata che stiamo percorrendo.
Zigzagando qua e là, senza mai perdere di vista il mio amico e gli altri componenti del gruppo, procedo e lentamente raggiungiamo tutti dapprima l’anticima e poi la cima della Tête de Vallon Claous.
In vetta è necessario prestare la massima attenzione in quanto è presente una stretta cornice.
Qui in cima assaporo, come in tante altre occasioni, la bellezza di ciò che mi circonda, pensando alla giornata magica del Natale appena trascorsa.
Quassù ti rendi conto di quanto è piccolo e impotente l’uomo di fronte alla natura, ti poni delle domande alle quali sai già la risposta che darai e speri che qualcuno ascolti le tue preghiere e tutto ciò che senti dentro.
Le difficoltà che affronti in montagna riescono a farti capire la tua essenza e ciò che sei disposto a rischiare qui, come nella vita di tutti i giorni, per le cose in cui credi.
Persa nei miei pensieri compio un giro di 360° . La Grand Combe, Le Parpaillon, il Vallone del Claous, l’Aguille de Cambeyron, Il Brec de Chambeyron, il Monviso, e tante altre vette imbiancate di cui non conosco i nomi.
Indossiamo la giacca e il casco, allacciamo gli scarponi e ci prepariamo per la discesa. Le condizioni non sono delle migliori e sono un po’ preoccupata.
Il primo tratto si presenta un po’ più facile del previsto grazie all’esperienza degli amici, che, solo guardandosi attorno, capiscono dove è meglio sciare. Nel tratto intermedio, l’ insidiosa crosta superficiale si fa sentire e spesso ci troviamo per terra, ma per fortuna senza farsi male, e sorridendo.
Nell’ultima discesa il gruppo si spacca. Io scendo con il maestro in un canalone piuttosto ripido ma dove la neve è molle ed anch’io posso riuscire a cavarmela. Devo evitare i pietroni ricoperti di poca neve ed ai ceppi degli alberi. Compito non facile ma che sono sono riuscita a portare a termine.
Giungiamo quindi più in basso di dove siamo partiti e più precisamente a Melezen. Dalla chiesetta togliamo gli sci e ci avviamo a piedi verso l’auto.
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